Sezione 1 - Limitazioni
legate all'errato piazzamento dei colpi sul bersaglio
La prima e la più IMPORTANTE di tutte le forme di limitazione
dell'efficacia lesiva dei proiettili per arma corta è quella legata
all'errore umano. Troppe volte si è data la colpa ad un proiettile
"...
di un mancato abbattimento istantaneo dell'aggressore..." quando
in realtà
tutta la colpa andava ascritta all'incapacità
di chi maneggiva l'arma in quel preciso istante!! Quello che TROPPE
persone ancora non vogliono capire è che, nonostante gli ultimi grandi
progressi tecnologici, i proiettili per arma corta riescono a dare il massimo
solo in due condizioni:
- Che si tratti di proiettili ad alterazione strutturale
- Che vengano collocati nel posto giusto da chi utilizza l'arma
Ora, dal momento che NON esistono proiettili magici, la prima e la più
importante delle due condizioni indicate in precedenza è costituita
dal fatto di "...
sapere sparare dritto..." nelle peggiori condizioni
operative possibili!! Bisogna cioè avere chiaro DOVE è necessario
collocare i colpi al fine di ottenere il massimo dell'effetto lesivo NON
alla locale Sezione del TSN, ma nelle peggiori condizioni reali. Se si vuole
sopravvivere, per ottenere il massimo con le munizioni per arma corta, è
NECESSARIO riuscire a collocare i propri colpi in una zona abbastanza ESIGUA
rappresentata da un rettangolo delle dimensioni di circa 200x300mm. Per maggior
chiarezza, si immagini un rettangolo idealmente "
disegnato" sulla
parte ALTA del torace di un uomo, con i lati MAGGIORI paralleli allo sterno,
ed i lati MINORI posti rispettivamente alla stessa altezza della parte superiore
dello sterno (quello più in alto) ed all'altezza del plesso solare
(quello più in basso). La necessità di imparare a collocare
tutti i propri colpi in questa zona
deriva dal fatto che in questa zona
si trovano non solo degli organi e dei tessuti molto importanti per la sopravvivenza,
ma anche tutta una serie di terminazioni nervose connesse al Sistema ad Attivazione
Reticolare (V. voce a se). E' vero che i proiettili per arma corta possono
causate ferite che spesso si rivelano mortali (ad esempio quelle ai polmoni
o al fegato), oppure che impediscono all'aggressore di muoversi totalmente
(colpi al cervello, al cervelletto o al midollo spinale) o parzialmente
(colpi alla parte bassa del midollo spinale, alle gambe o al bacino), ma
è altrettando vero che queste ferite o sono difficili da cagionare,
oppure non hanno un effetto rilevante in tempi rapidi. Per questo motivo,
se si vuole realmente sopravvivere in uno scontro a fuoco, si DEVE imparare
a collocare i propri colpi il più rapidamente possibile dentro questo
"...
rettangolo magico..." di cui si è parlato. Naturalmente
si è voluto utilizzare un eufemismo perchè NON esiste NULLA
di magico in uno scontro a fuoco, piuttosto andrebbe detto che si tratta
di un semplice consiglio per terminare lo scontro a fuoco (nella sfortunata
ipotesi in cui una persona possa trovarsi coinvolta) "...
con lo stesso
numero di orifizi che si possedeva in precedenza..."!! Diversamente dai
proiettili per le armi corte, quelli delle
armi lunghe sono in grado di
offrire un più ampio margine di sicurezza sotto il profilo della lesività.
Questo riguarda indifferentemente sia le munizioni per armi a canna liscia,
sia quelle per armi a canna rigata. Le prime, se del tipo a pallettoni (
buckshot),
sono in grado di originare ferite pluricanalizzate di tipo non perforante
(
rat-hole wound), a cui sono associate cavità permanenti e
temporanee di volume normalmente TRIPLO rispetto a quello originato dalle
munizioni per arma corta. In caso di cartucce a palla asciutta, gli effetti
lesivi sono affini (tanto per dare un'idea) a quelli normalmente cagionati
dalle cartucce in calibro .308 Winchester con palla da 180grs. di tipo SP.
Volendo semplificare il discorso, si può dire che se da lato è
SEMPRE necessario sapere sparare dritto ANCHE con le armi lunghe, dall'altro
si può dire che questo tipo di arma tende a TOLLERARE un più
ampio margine d'errore da parte del tiratore. In altri termini,
una ferita
causata da una cartuccia per arma corta collocata in una posizione non critica
(cioè fuori dalla zona indicata in precedenza),
potrebbe diventare
una ferita molto grave o letale se fosse collocata sempre nello stesso
posto ma se fosse causata da
una munizione per arma lunga. Questo
è chiaramente dimostrato dalle ferite prodotte non solo tramite l'impiego
di palle ad alterazione strutturale, ma anche tramite quelle prodotte dalle
munizioni di tipo blindato comunemente impiegate dalle FF.AA. nei calibri
7,62mm NATO (M-118 ed M-80) o
5,56mm NATO (SS-109).
- Rappresentazione grafica della c.d. zona critica
(kill zone) di un bersaglio biologico in riferimento alle concrete potenzialità
lesive dei moderni proiettili per arma corta (N.B. per semplicità
viene omessa la regione cranica) -
Sezione 2 - Limitazioni legate all'utilizzo
di proiettili non deformabili
Un ulteriore fattore limitativo dell'efficacia terminale dei proiettili
per arma corta è legato all'impiego dei proiettili di tipo non deformabile
(
solid point bullets). Com'è noto, i moderni proiettili ad
alterazione strutturale sono in grado di trasferire al bersaglio circa il
95% della loro energia alla bocca. Diversamente, i proiettili di tipo
non deformabile riescono solitamente a trasferire circa il 60% della loro
energia alla bocca, e solo in casi estremamente fortunati riescono a trasferirne
circa il 70%!! Fanno parte della famiglia dei proiettili non deformabili i
seguenti tipi di proiettili:
- FMJ-RN
- FMJ-TC
- FMJ-FP
- (L)WC
- (L)SWC
- JSP
- SJSP
- FPJ
Dal momento che la loro capacità di trasmissione di energia cinetica
è MOLTO scarsa, essi saranno palesemente INFERIORI se paragonati ai
moderni proiettili ad alterazione strutturale e, conseguentemente,
tutti i proiettili non deformabili produrranno cavità permanenti e
temporanee di SCARSO volume. A tutto questo va poi aggiunta la loro nota capacità
di originare PERICOLOSI fenomeni di sovrapenetrazione!! Inoltre, dal momento
che l'effettivo quantitativo di energia cinetica trasferito al bersaglio
sta all'origine dell'azione lesiva di ogni proiettile, è importante
analizzare COME, in concreto, gli appartenenti a questa (disgraziata) famiglia
di proiettili sono in grado di operare sul tessuto biologico. Si è
quindi approntato tutto il necessario per realizzare uno studio in gelatina
balistica tenendo conto del fatto che il torace di un maschio umano adulto
di sana e robusta costituzione è spesso normalmente circa 240mm (N.B.
il riferimento è ad una misurazione fatta frontalmente). Per questo
motivo si è voluto verificare quanta energia cinetica questi proiettili
sono in grado di trasferire ad un blocco di gelatina balistica calibrata
al 10% ignorando volutamente tutti quelli che penetravano oltre ad una certa
profondità. Le prove prevedevano l'utilizzazione di munizioni non
deformabili di tipo commerciale comunemente reperibili ed erano indirizzate
ad esaminare gli impatti contro blocchi di gelatina balistica sia nuda che
mascherata. Da questo studio sono emersi tutta una serie di dati interessanti
che smentiscono alcuni luoghi comuni che circolano da tempo sulla lesività
dei proiettili. In primo luogo, così come accade già per le
moderne palle ad alterazione strutturale, anche per i proiettili non deformabili,
il calibro NON conta assolutamente nulla. In altri termini, gran parte del
pensiero pseudo scientifico americano, cioè quello legato al "...
grosso
è meglio...",non ha alcuna attinenza con la realtà!! Per
fare esempio banale, una cartuccia in calibro 9x19/9x21 con palla da 147grs
tipo FMJ-FP (o FMJ-RN) trasferisce gossomodo la stessa energia cinetica di
una cartuccia in calibro .45ACP/HP con palla da 230grs. tipo FMJ-RN!! Ancora,
il livello di energia cinetica trasferito da queste due cartucce è,
con buona approssimazione, IDENTICO a quello trasferito da un palla in calibro
.40 S&W tipo FMJ-FP da 180grs. Volendo fare qualche calcolo, si vedrà
che i livelli di energia trasferiti saranno rispettivamente di 33 (per la
prima), 24 (per la seconda)e 25Kgm (per la terza).
Tipo
|
V(1)
|
E(1)
|
V(2)
|
E(2)
|
9x19mm, 147grs. FMJ-FP (non +P)
|
305
|
45
|
160
|
12
|
.40 S&W, 180grs. FMJ-FP (non +P)
|
295
|
51
|
210
|
26
|
.45ACP, 230grs. FMJ-RN (non +P)
|
260
|
51
|
190
|
27
|
LEGENDA
- V(1)= velocità alla bocca in m/s
- V(2)= velocità residua dopo la perforazione del blocco di gelatina
balistica calibrata al 10%, condizionata per 48 ore a 4°C
- E(1)= energia alla bocca in Kgm
- E(2)= energia residua dopo la perforazione di un blocco di gelatina
balistica posto nelle condizioni di cui sopra
Sono tutti d'accordo sul fatto che sono sufficienti SOLO 8Kgm per uccidere
un uomo adulto, ma è altrettanto vero che le prestazioni di questo
tipo di proiettili NON hanno nulla a che vedere con quanto riescono a fare
le MODERNE palle ad alterazione strutturale!! Volendo usare un doppio senso
abbastanza efficace, mentre le palle ad alterazione strutturale trasferiscono
"...
(quasi)tutta e subito..." la loro energia, le palle non deformabili
la trasferiscono "...
poco e male...".In secondo luogo, la FORMA esterna
di una palla non deformabile NON conta assolutamente NULLA ai fini dell'azione
lesiva esercitabile dalla stessa sul tessuto biologico. Purtroppo l'abominevole
ignoranza del genere umano ha fatto in modo che per oltre 100 anni si pensasse
che la morfologia esterna di un proiettile fosse una fattore in grado di
influenzare in maniera deerminante la sua capacità lesiva. Questo deriva
essenzialmente dall'opera di
J. Hatcher, un alto ufficiale delle FF.AA.
statunitensi che si occupava di balistica, e che pensava che il fattore di
forma (
shape factor) avesse, in balistica terminale, lo stesso rilievo
che ha in balistica esterna. Putroppo le cose non stavano così ma,
anzì, stavano esattamente al contrario!! Dal momento che le fesserie
più sono grosse e più vengono credute, per lunghissimo tempo
la gente (addetti ai lavori, esperti e profani) ha pensato che Hatcher avesse
ragione. Ma le cose non stavano assolutamente così, ed un esempio
alquanto banale potrebbe essere utile a chiarire i concetti a molti che,
ancora oggi, pensano che le teorie di Hatcher fossero "...
la Bibbia della
balistica terminale..."!. Un esempio classico in tal senso è quello
che promana dalla comparazione tra le cartucce LSWC e LRN in calibro .38
Special lanciate a velocità ordinarie (N.B. non si tratta di caricamenti
del tipo +P). Si può agevolmente vedere che prese due palle di peso
identico (158 grs.) ma di profilo diverso, mentre la prima (LSWC)ha trasferito
circa 15 Kgm, la seconda (LRN) ne ha trasferiti circa 18. Un'altra differenza
è costituita dal fatto che la palla tipo LRN a volte potrebbe risultare
ipostabile, e quindi potrebbe ribaltarsi durante l'attraversamento del bersaglio,
rallentando così più velocemente. Si tratta chiaramente di
differenze del tutto esigue e che NON possono assolutamente decretare la
superiorità di un profilo sull'altro.
Tipo
|
V(1)
|
E(1)
|
V(2)
|
E(2)
|
.38Spl, 158grs. LSWC (non +P)
|
216
|
24
|
133
|
9
|
.38Spl, 158grs. RNL (non +P)
|
212
|
23
|
99
|
5
|
LEGENDA
- V(1)= velocità alla bocca in m/s
- V(2)= velocità residua dopo la perforazione del blocco di gelatina
balistica calibrata al 10%, condizionata per 48 ore a 4°C
- E(1)= energia alla bocca in Kgm
- E(2)= energia residua dopo la perforazione di un blocco di gelatina
balistica posto nelle condizioni di cui sopra
L'unica differenza che esiste tra un profilo e l'altro è che il
profilo SWC (o TC) tende a causare una maggiore turbolenza e ad arrestarsi
prima, mentre il profilo RN tende ad incontrare minore attrito ed a penetrare
maggiormente. A parte questo, non esistono differenze di rilievo sotto l'aspetto
lesivo tra questi due diversi profili. Quindi, le differenze morfologiche
NON contano NULLA sotto il profilo dell'azione lesiva dei proiettili sul
tessuto biolgico. Chi attualmente sostiene ugualmente questa tesi o è
fesso o è in totale malafede!! In terzo luogo, un grosso problema
è poi rappresentato dal fatto che i proiettili blindati o semiblindati
a punta molle (JSP o SJSP) commercialmente disponibili sul mercato attuale
sono inclini a NON espandersi. Molti pensano di aggirare i problemi legati
all'impiego dei proiettili non deformabili utilizzando palle di tipo JSP
o SJSP ma, putroppo, questi proiettili sono lanciati a velocità troppo
esigue per potersi espandere. E' accertato che un proiettile di tipo JSP
o SJSP necessita di velocità dell'ordine dei 440 - 450 m/s per espandersi,
ma purtroppo i comuni proiettili reperibili commercialmente hanno velocità
che, nei diversi calibri, si aggirano sui 370 - 380 m/s, chiaramente insufficienti
per iniziare favorevolmente qualsiasi fenomeno di espansione!! Per questo
motivo di natura funzionale, anche le palle di tipo JSP o SJSP vengono attualmente
incluse nella grande famiglia dei proiettili non deformabili. L'unico parametro
sul quale si potrebbe agire per migliorare l'efficacia terminale dei proiettili
non deformabili sembrerebbe quindi essere l'energia cinetica e, quindi, la
velocità. Purtroppo, nonostante le apparenze, esiste un gravissimo
problema pratico invalicabile che limita defintivamente l'efficacia terminale
di questi proiettili!! L'apparenza è costituita dal fatto che più
aumenta l'energia trasferibile sul bersaglio (e quindi quella alla bocca)
e più aumenta l'effetto lesivo che un proiettile può sviluppare.
Esiste però una importante differenza tra i proiettili ad alterazione
strutturale e quelli di tipo non deformabile. Infatti, mentre per i primi
le energie alla bocca superiori agli 80Kgm diventano del tutto marginali,
per non dire inutili, per i secondi più l'energia cresce e più
l'effetto terminale cresce. Indirettamente se ne deduce che più la
velocità alla bocca è elevata, e più l'effetto terminale
del proiettile è devastante. Questo è immediatamente comprensibile
se si considera, ad esempio, il calibro 5,56mm NATO. Questa cartuccia utilizza
una palla da 55 o da 62grs, lanciata a veloctà tirsonica in grado
di produrre, accanto a cavità permanenti "
normali", delle cavità
temporanee di volume pressochè QUADRUPLO (o triplo se si considerano
i proiettili ad alterazione strutturale)rispetto a quello delle munizioni
non deformabili per arma corta. Se poi si aggiunge che queste cartucce riescono,
per diversi motivi, a trasmettere quasi il 100% della loro energia cinetica,
si può capire la ragione della gravità delle ferite che sono
in grado di provocare. Purtroppo però, per le armi corte le cose
non sono così semplici. Abbiamo visto come una palla di tipo non deformabile
riesca a trasferire, nella migliore delle ipotesi, circa il 70% della sua
energia cinetica. E' stato scientificamente dimostrato che, se si volesse
passare (ipotizziamo) dal 70 all'80%, sarebbe necessario raddoppiare la velocità
alla bocca della palla, il che è impossibile (perchè verrebbero
superati i limiti pressori tipici di qualsiasi munizione)!! Per le munizioni
destinate alle armi lunghe questo problema non si pone e, inoltre, è
possibile adottare opportuni artifici tecnici per massimizzare ulteriormente
la loro capacità lesiva. In primo luogo è possibile realizzare
delle palle ipostabili, cioè in grado di ribaltarsi durante l'attraversamento
del bersaglio, con conseguente amplificazione del fenomeno cavitario permanente
e temporaneo. Inoltre, è possibile conseguire lo stesso risultato
agendo sulla struttura interna della palla. Ad esempio, la cartuccia attualmente
in dotazione alle FF.AA. della NATO (la SS-109)
utilizza un nucleo bistrutturato
realizzato in Ferro (quello anteriore)e Piombo (quello posteriore) in grado
di spezzarsi all'impatto, il che significa che oltre a creare delle
grosse cavità permanenti e temporanee, essa sarà anche in
grado di originare una pericolosa (e spesso letale)
ferita pluritramite
di tipo non perforante. Ricapitolando tutta la problematica connessa
alla velocità dei proiettili non deformabili possiamo dire che :
- per le armi corte ci sono seri problemi perchè non è
possibile aumentare più di tanto la velocità SENZA superare
i limiti pressori delle munizioni comunemente usate
- per le armi lunghe il problema non si pone poichè è possibile
lanciare palle di questo tipo a velocità
bisoniche o (quasi)
trisoniche (V. voce a se in questo stesso sito), con conseguente
amplificazione
del fenomeno cavitario temporaneo
A questo punto è necessario chiedersi cosa si può fare,
in concreto, se si dovesse essere costretti ad utilizzare delle munizioni
basate su palla non deformabili. Dal momento che la velocità è
l'unico parametro "...
su cui si può giocare..." per cercare
di utilizzare cartucce leggermente più efficienti, in primo luogo
è preferibile indirizzarsi, in ogni calibro, verso munizioni
molto veloci. Inoltre, dal momento che bisogna tenere in debita considerazione
la controllabilità dell'arma, queste munizioni dovranno necessariamente
utilizzare palle di tipo leggero. Quindi, a prescindere dal calibro scelto,
la cartuccia dovrà essere dotata di una palla leggera e veloce. Volendo
si può optare per un'arma dotata di
rigatura (semi) poligonale,
in modo da
guadagnare ulteriori 10-15 m/s in più rispetto alle
rigature convenzioanli. Premesso tutto questo, un'altra cosa da considerare
MOLTO attentamente è il problema della sovrapentrazione. Solitamente
si tende a preferire le palle a profilo tronco-conico perchè offorno
più attrito e tendono ad arrestarsi PRIMA rispetto a quelle di tipo
cilindro-ogivale. Putroppo questo è un comportamento di carattere generale
che conosce alcune eccezioni molto pericolose!! Da un po' di tempo a questa
parte sono state commercializzate (praticamente da tutti i produttori) delle
palle di tipo FMJ-RN di tipo ipostabile, le quali tendono a ribaltarsi dentro
al bersaglio in maniera non dissimile a quanto sono solite fare le palle
di tipo FMJ-TC o LTC. Contestualmente, sono presenti sul mercato anche delle
palle di tipo FMJ-TC o LTC di tipo iperstabile, cioè in grado di bucare
il proprio bersaglio da parte a parte come la punta di un trapano!! Il problema
è che i vari produttori non si sono minimamente preoccupati di rendere
noto il comportamento dei loro proiettili non deformabili, per cui i consumatori
finali sono totalmente all'oscuro in relazione a questo aspetto!! Naturalmente,
così come accade per qualsiasi altro tipo di palla, anche con quelle
di tipo non deformabile è necessario sapere sparare dritto, tuttavia
con queste ultime esiste sempre il grosso problema di una loro eventuale
sovrapenetrazione.
Sezione 3 - Limitazioni legate all'impiego
di armi compatte e subcompatte
Un ulteriore fattore limitativo dell'efficacia dei proiettili per arma
corta è quello legato all'impiego di armi di tipo compatto e subcompatto.
Com'è noto la velocità dei proiettili è dipendente dalla
lunghezza della canna dell'arma in cui sono impiegati, per cui alla diminuzione
della lunghezza della canna corrisponderà una specifica DIMINUZIONE
di velocità. Dal momento che esiste un legame tra velocità
ed energia cinetica, meno velocità significa anche meno energia cinetica.
Quest'ultima è importante perchè, contrariamente a quanto
affermato dai soliti "...
esperti della domenica...", NON è
un dato astratto ma un elemento in grado di determinare in concreto l'effetto
lesivo che un determinato proiettile è in grado di cagionare sul tessuto
biologico. Naturalmente
NON è l'energia cinetica in se che conta,
ma SOLO quella effettivamente trasferita sul bersaglio. Sotto questo
profilo è risaputo che i proiettili blindati a punta cava sono SUPERIORI
a quelli di tipo non deformabile, dal momento che sono in grado di trasferire
un quantitativo di energia cinetica pari a circa il 95% di quella posseduta
alla bocca. Per verificare questa diminuzione di prestazioni sono state confrontate
tra di loro una serie di pistole di tipo ordinario (canna da 5"), compatto
(canna da 4")e subcompatto (canna da 3")in tre calibri comunemente diffusi
quali il 9x19 /9x21, il .40S&W ed il .45ACP/HP. Tramite un cronografo
si è cercato di appurare la perdita di velocità a cui i vari
proiettili andavano incontro. La prima considerazione da fare è che
TUTTI i proiettili che erano veloci in canne ordinarie lo erano anche in
canne di tipo ridotto e, analogamente, TUTTI quelli che erano lenti in canne
ordinarie lo erano anche in canne ridotte. Questo avveniva regolarmente per
ogni singolo calibro. Volendo dare dei dati più precisi, i calibri
9x19/9x21 ed il .40S&W perdevano tra i 35 ed i 40m/s, passando da 5" a
3" mentre il calibro .45ACP/HP oscillava tra i 45 ed i 55 m/s (sempre nelle
stesse condizioni di prima ). Alla perdita di velocità conseguiva una
corrispondente perdita di energia cinetica, che era tendenzialmente più
limitata per i calibri 9x19/9x21 e .40S&W (19% circa), mentre era un po'
più elevata per il calibro .45ACP/HP (24% circa). L'utilizzo di blocchi
di gelatina balistica calibrata al 10% ha poi permesso di valutare il diametro
finale e la penetrazione. Per quanto concerne il diametro finale, purtroppo
la situazione è fortemente eterogenea e non è facile fare delle
generalizzazioni, anche se dalla prova sono emersi alcuni dati che sono così
riassumibili:
- Le palle che tendono ad espandersi ed a frammentarsi in canne di lunghezza
standard tendono a fare la stessa cosa in canne di lunghezza inferiore
- Le palle che tendono genericamente ad espandersi ed a frammentarsi
in gelatina sono quelle già note per una storia pregressa relativa
alla loro "...
capacità di lavorare bene sul tessuto biologico..."
e, quindi, nel mondo reale
- Le palle più pesanti, in ogni singolo calibro, sono quelle che
necessitano di canne di lunghezza standard (cioè i classici
5" !!) per espandersi al meglio
Se si impiegano proiettili ad alterazione strutturale, è FONDAMENTALE
che l'utilizzatore finale conosca EFFETTIVAMENTE il valore della soglia di
espansione (V. voce a se) in maniera tale da assicurarsi il necessario margine
di sicurezza. In altre parole, c'è il pericolo che
scegliendo una
canna troppo corta la velocità scenda a livelli tali da risultare
prossimi o addirittura inferiori a quelli della soglia di espansione, con
ovvie conseguenze pratiche !! Si ricordi inoltre che
la soglia di espansione
NON è uguale per tutti i proiettili esistenti in commercio, ma che
varia, da costrutore a costruttore, a seconda del tipo di munizione.
Per cercare di LIMITARE questo problema è consigliabile :
- Usare armi con canne dotate di rigatura poligonale (N.B.
questo
tipo di rigatura permette di guadagnare 10-15m/s rispetto alle canne con
rigatura tradizionale)
- Usare proiettili leggeri
- Usare proiettili ad alta velocità
- Usare una combinazione di tutti questi fattori
Venendo alla questione della penetrazione, la prima osservazione di carattere
generale che si può fare è che più diminuisce la velocità
e più aumenta la penetrazione, perchè il proiettile non espandendosi
non riesce a frenare la propria corsa in maniera "
normale". Esistono
comunque delle eccezioni che meritano di essere segnalate, tutte relative
al calibro .45ACP. Esse sono rappresentate da :
- Il
Remington da 185grs. tipo JHP, noto per il fatto di espandersi
e frammentarsi in qualsiasi tipo di canna a causa della sua blindatura particolamente
sottile
- Il
CCI da 200grs. tipo JHP, più noto alle cronache con
il nomignolo di "
portacenere volante" (
flying ashtray) a causa
della sua
enorme cavità apicale, il quale si espande con soprendente
regolarità a 19mm (di media) in canne da 3" mentre si espande e si
frammenta in canne di lunghezza maggiore (4,5 - 5")
A parte questa due eccezioni,
le differenze a livello di penetrazione
mediamente non sono eccezionali, poichè mentre la penetrazione
in canna standard (5") si attesta sui 280-300mm, quella in canna compatta
o subcompatta si attesta sui 300-320mm. Dal momento che tutti gli aspetti
finora esaminati incidono sulla lesività che in concreto un determinato
proiettile è in grado di esprimere, vediamo quali conclusioni si possono
trarre su questo aspetto. Sotto il profilo lesivo,
la conseguenza che
deriva immediatamente dal decremento di velocità legato all'impiego
di armi compatte o subcompatte è la RIDUZIONE dei volumi della
cavità permanente e della cavità temporanea. In particolare,
dall'analisi in gelatina balistica si nota che è la seconda a
soffrire
maggiormente del decremento velocitario. Sono tutti d'accordo sul fatto
che il fenomeno cavitario temporaneo normalmente NON rileva, ma sono altresì
tutti d'accordo sul fatto che se questo aspetto del potere lesivo dei proiettili
si manifesta, sicuramente si tratta di un aspetto positivo!! Quindi, i proiettili
noti per creare ampiamente questo fenomeno sono quelli che potrebbero accusare
in concreto una certa sua diminuzione, variabile da caso a caso. In conclusione,
TUTTE le cartucce che sono note per essere efficienti in canne con lunghezza
standard, sono le stesse che saranno efficienti in canne di tipo compatto
e subcompatto. In altri termini, anche per chi utilizza armi di tipo compatto
o subcompatto, la scelta della cartuccia è molto più importante
della scelta del calibro. E dal momento che il "...
calibro migliore..."
NON esiste, si tratterà di scegliere, in ogni calibro, la cartuccia
nota per essere dotata di un'efficienza superiore alle altre (di quello stesso
calibro). Naturalmente la questione della scelta si complica nel caso in
cui non sia possibile utilizzare proiettili ad alterazione strutturale. Per
ulteriori dettagli su questo delicato aspetto si rimanda il lettore all'apposita
voce.
CALIBRO
|
MUTAMENTO DI LUNGHEZZA |
DIFFERENZE
|
9 Corto
|
da 4" a 2,75"
|
meno 15% (V) meno 27% (E)
|
9x19/9x21
|
da 5" a 3"
|
meno 10,5% (V) meno 19% (E)
|
.40S&W
|
da 5" a 3"
|
meno 10,2% (V) meno 19% (E)
|
10mm
|
da 5" a 3"
|
meno 13%(V) meno 24% (E)
|
.45ACP/HP
|
da 5" a 3"
|
meno 13% (V) meno 24% (E)
|
LEGENDA
- calibro = indica il tipo di calibro utilizzato
- mutamento di lunghezza = indica il mutamento di lunghezza nel passaggio
da arma di tipo
ordinario (cana da 5,5" o, molto più frequentemente,
da 5"),
compatto (canna da 4" o da 4,5") e
subcompatto (canna
da 3" o da 2,75")
- differenze = indica il decadimento percentuale MEDIO di velocità
e di energia cinetica in seguito alla riduzione della lunghezza della canna
- (V) = velocità alla bocca in m/s
- (E) = energia alla bocca in Kgm
- 5" = circa 130 mm
- 4" = circa 100 mm
- 3" = circa 80mm
- 2,75" = circa 70mm