D. avrei una domanda che forse vi hanno già fatto in molti. Il mio problema riguarda la ricarica delle cartucce per arma corta. In generale, a parità di carica di lancio, di peso di palla, di morfologia (RN), tipologia (FMJ) e di marca (S&B da .355), quanta crimpatura bisogna dare per realizzare il miglior risultato balistico? Il mio dubbio nasce dal fatto che ho realizzato due cariche identiche in tutto tranne che nella crimpatura. La precisione e la reazione allo sparo sono sovrapponibili o addirittura uguali. L’unica differenza che noto sono i segni lasciati sulla palla e la difficoltà con il martello cinetico nel disassemblare la cartuccia. Cosa devo fare? Coma faccio a capire quale è la migliore della due?
R. purtroppo la sua domanda non ha una risposta univoca. In teoria, la crimpatura deve essere tale da non alterare la combustione della polvere. Deve renderla regolare, ma non la deve altrerare. Cioè si deve crimpare fino a non esagerare. Ora il problema diventa: quando non si esagera? Quando la crimpatura non altera la velocità di combustione della polvere? In teoria (ma mooolto in teoria), la crimpatura dovrebbe piegare il bossolo al punto tale da “…segnare appena…” la superficie esterna della palla. Il problema è che questo è vero in teoria ma non in pratica Il problema fondamentale e che non tutte le palle sono dure al medesimo modo, per cui supponendo di avere due palle identiche ma di due produttori diversi, una crimpatura che per una palla è perfetta, per l’altra potrebbe non essere tale. Per cercare di risolvere questo problema, di solito si dice di crimpare fino a rimuovere lo spigolo esterno del bossolo se la palla non ha il solco di crimpatura, e di applicare una crimpatura più decisa se la palla ha il solco di crimpatura. Il guaio è che le palle da pistola con il solco di crimpatura sono rarissime, per cui non è facile capire come orientarsi al meglio. Un altro grosso problema è il rapporto tra la crimpatura e il tipo di camera della propria arma. Non è infrequente che una cartuccia crimpata in un certo modo risulti perfetta per una data arma, ma non risulti più soddisfacente se sparata in un’arma di identico calibro ma di marca diversa. Il fatto che ci siano della lievi differenze a livello di lavorazione della camera di cartuccia, a volte può ‘influenzare anche significativamente il rendimento della cartuccia. Sicuramente la crimpatura può definirsi “corretta“, fino a quando, osservando la cartuccia assemblata, la bocca del bossolo non appare “strizzata” e il corpo del bossolo non appare “bombato” (sopra o sotto) o “a clessidra”.
Questo è il motivo per cui nella crimpatura è essenziale sperimentare fino a trovare la “misura giusta” per i propri componenti nella propria arma. Una questione a parte sono le palle realizzate per sinterizzazione, che richiedono livelli di crimpatura bassissimi. Applicare una crimpatura troppo decisa significa rompere la palla, il che può avvenire subito oppure durante l’attravesamento della canna. Però queste palle sono scarsamente diffuse sul mercato civile, per cui il problema è molto remoto. Un altro caso in cui la crimpatura è bassissima è quello delle palle in piombo usate per assemblare munzioni da tiro. Il motivo normalmente addotto è che le dosi di polvere sono basse, motivo per cui una crimpatura lievissima, o addiritura un bossolo molto rigido (come fanno quelli che ricaricano il 38Spl da tiro) risultano sufficienti per ottimizzare la combustione della polvere. A parte tutto questo discorso, dalle foto dei bossoli di risulta che ci ha inviato si capisce che le pressioni sono ottimali, per cui indirettamente si può desumere che i livelli di crimpatura che aveva applicato erano perfetti nella sua arma e con i componenti impiegati.